Ci sono pure andata a letto insieme.
Nel senso che mi sono addormentata per tre notti consecutive con il mio nuovo libro. Tre notti con la magia di leggere lui dentro quelle pagine.
Così tenebroso e misterioso, ha messo per un po’ da parte il ruolo che ha incarnato per ben otto mesi e ha deciso di rivelarsi consigliandomi il libro che “l’ha ri-condotto” a me.
…Siccome non mi piace vincere facile non mi son scelta una relazione che potesse andar dritta come l’autostrada del sole. No!
La nostra è una relazione più sullo stile Salerno-Reggio Calabria. Diverse interruzioni. Una miriade di lavori in corso che rallentano il viaggio. Cantieri che nascono come i fiori in primavera. Autogrill in costruzione. Deviazioni gialle a cui poter scegliere se aderire oppure… No.
Fatta questa premessa torniamo a lui.
Il libro. Magico. Profondo. Ricco di metafore. Più lo sfogliavo e più mi sembrava di immaginare lui che si rivedeva in quegli scritti. Quelle parole che l’hanno condotto non solo a riflessioni post-lettura ma l’hanno riportato a me. Dopo settimane che non ci sentivamo più il suo amico buddista-vega-indo-filosofico (di cui ho sentito solo parlare ma che comunque stimo moltissimo) gli ha appunto consegnato tra le mani non un libro ma IL LIBRO e lui l’ha letto in contemporanea al ritrovamento nella sua auto del mio bracciale brillantinato. Oggetto che ovviamente è caduto dal mio braccio casualmente dopo avergli detto che non potevamo più vederci (per una serie di cause che magari poi vi racconterò).
Dunque legge il libro, mi ri-cerca ci ri-vediamo. Litighiamo. Ci abbracciamo. Ci annusiamo e ci diciamo dopo ventiquattro ore che non può continuare tra noi.
Tutto nell’arco di ventiquattro/quarantotto ore.
Così lo mando a stendere. Le mie amiche mi sostengono. Inizia la fase del “non ti meritava”. “E’ un strudel”. Si, insomma, le solite cose che si dicono quando è giusto dirle. Le donne coinvolte se le vogliono sentire dire. E capiscono, finita la fase della totale disperazione, che la teoria del “lui non ti merita”, “è uno strudel”, “lui tornerà” in fin dei conti non regge.
E allora bisogna fare qualcosa. Rimboccarsi le maniche e prendere per il collo l’amore.
Si. Prenderlo per il collo.
Perché l’amore è la battaglia per eccellenza. Ricerchiamo la persona che tra tutte ci mette in discussione e ci fa prendere consapevolezza dei nostri limiti. Cerchiamo quella che sa dare le giuste risposte emotive ai nostri pensieri. Quella che ce le fa mancare al momento giusto. Così che combattendo con la parte più stronza di lui, perdiamo la parte più fragile di noi. E diventiamo più completi. Nessuna bandiera bianca.
Un continuum perfetto tra ying e yang. “Le donne lo sanno” canterebbe Ligabue, E con quel fiuto infallibile se lo scelgono. E ci credono. E sognano. Perché infondo ognuno è libero di sognare ciò che vuole.
Compro il libro e mica lo leggo subito. No. Lo leggo qualche giorno prima di partire per un fine settimana con le amiche e in contemporanea alla lettura del libro, arrivano pure a me i segnali.
Giuro che non credo di trovarmi in un laboratorio militare stile Roosevelt (ve lo ricordateeee?) dove mi vengono inviati i segnali dagli ufo. Parlo dei segnali che mi fanno riscoprire nelle piccole cose che io voglio ancora lui.
Così per tre giorni dalla mattina alla sera ho mandato l’energia del Maktub alle mie amiche.
“È un segnale!”
“Dovete cercare un segnale nella vita!”
“Maktub!”
“E. senti maaaa….” – mi dice C – “che significa Maktub?”
“Maktub. Tutto è scritto. Così è scritto. È una parola araba. Mai desistere dai propri sogni. Bisogna sempre seguire i segnali. Perché tutto è scritto.”
Mentre mi rivolgo a C. una serie di collegamenti mentali mi fa visualizzare il libro.
Penso all’ultima riga che ho letto. Il suo segnale.
E solo ora comprendo.
Con un battito di ciglia chiudo mentalmente le pagine de “L’Alchimista”.
Sorrido.
— Modenese Rossa