Il manifesto sul Tempo Perduto

Massime, pensieri, idee, giuste e sbagliate, su cosa fare della cosa più preziosa che hai.

IlTempoVistoDalCampoDiGrano

Cosa è il tempo e cosa ne fanno le persone? Cosa intendi quando dici che di tempo non ne hai?

Dove va a finire il tuo tempo? Lo usi per le cose che per te sono importanti? Se no per cosa? E se non sono cose importanti per te, perché usi il tuo tempo per loro?

Non voglio sia solo una corsa verso la bara, voglio vedere il paesaggio mentre passo.

Il tempo e le sue dilatazioni soggettive. Il tempo come campo di gioco. Di tempo ve n’era ce n’è e ce
ne sarà ma non sempre per me.

A volte lo aspettiamo e non passa mai
A volte è lì che ci guarda impassibile
Molte volte si burla di noi, ma…
Il più delle volte vola
Talmente in alto da lasciarci lì, incantati,
Col naso all’insù.

Il tempo vola ma tu puoi scegliere di avere le ali.
O scavarti una buca e farlo passare sopra.
O aprire le braccia e aspettare che ti voli intorno, il tuo tempo, come nuvola e respirarlo come nebbia.

Il tempo: passa.

C’è un tempo in cui aspetti
Uno per guardarsi
C’è un tempo per incontrarsi
Un tempo per innamorarsi
Un tempo per ridere
Ma poi chissà perché, puntuale o inaspettato,
Da come è arrivato, c’è anche
Il tempo per lasciarsi
Per piangere, domandarsi
Per non considerarsi
E poi ci sarà il tempo di rialzarsi
E per i più forti, di dimenticarsi
Time Out.

–MaiAliOriginali

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Segui i segnali

Ci sono pure andata a letto insieme.

Nel senso che mi sono addormentata per tre notti consecutive con il mio nuovo libro. Tre notti con la magia di leggere lui dentro quelle pagine.

Così tenebroso e misterioso, ha messo per un po’ da parte il ruolo che ha incarnato per ben otto mesi e ha deciso di rivelarsi consigliandomi il libro che “l’ha ri-condotto” a me.

…Siccome non mi piace vincere facile non mi son scelta una relazione che potesse andar dritta come l’autostrada del sole. No!

La nostra è una relazione più sullo stile Salerno-Reggio Calabria. Diverse interruzioni. Una miriade di lavori in corso che rallentano il viaggio. Cantieri che nascono come i fiori in primavera. Autogrill in costruzione. Deviazioni gialle a cui poter scegliere se aderire oppure… No.

Fatta questa premessa  torniamo a lui.

Il libro. Magico. Profondo.  Ricco di metafore. Più lo sfogliavo e più mi sembrava di immaginare lui che si rivedeva in quegli scritti. Quelle parole che l’hanno condotto non solo a riflessioni post-lettura ma l’hanno riportato a me. Dopo settimane che non ci sentivamo più il suo amico buddista-vega-indo-filosofico (di cui ho sentito solo parlare ma che comunque stimo moltissimo) gli ha appunto consegnato tra le mani non un libro ma IL LIBRO e lui l’ha letto in contemporanea al ritrovamento nella sua auto del mio bracciale brillantinato. Oggetto che ovviamente è caduto dal mio braccio casualmente dopo avergli detto che non potevamo più vederci (per una serie di cause che magari poi vi racconterò).

Dunque legge il libro, mi ri-cerca ci ri-vediamo. Litighiamo. Ci abbracciamo. Ci annusiamo e ci diciamo dopo ventiquattro ore che non può continuare tra noi.

Tutto nell’arco di ventiquattro/quarantotto ore.

Così lo mando a stendere. Le mie amiche mi sostengono. Inizia la fase del “non ti meritava”. “E’ un strudel”. Si, insomma, le solite cose che si dicono quando è giusto dirle. Le donne coinvolte se le vogliono sentire dire. E capiscono, finita la fase della totale disperazione, che la teoria del “lui non ti merita”, “è uno strudel”, “lui tornerà” in fin dei conti non regge.

E allora bisogna fare qualcosa. Rimboccarsi le maniche e prendere per il collo l’amore.

Si. Prenderlo per il collo.

Perché l’amore è la battaglia per eccellenza. Ricerchiamo la persona che tra tutte ci mette in discussione e ci fa prendere consapevolezza dei nostri limiti. Cerchiamo quella che sa dare le giuste risposte emotive ai nostri pensieri. Quella che ce le fa mancare al momento  giusto. Così che combattendo con la parte più stronza di lui, perdiamo la parte più fragile di noi. E diventiamo più completi. Nessuna bandiera bianca.

Un continuum perfetto tra ying e yang. “Le donne lo sanno” canterebbe Ligabue, E con quel fiuto infallibile se lo scelgono. E ci credono. E sognano. Perché infondo ognuno è libero di sognare ciò che vuole.

Compro il libro e mica lo leggo subito. No. Lo leggo qualche giorno prima di partire per un fine settimana con le amiche e in contemporanea alla lettura del libro, arrivano pure a me i segnali.

Giuro che non credo di trovarmi in un laboratorio militare stile Roosevelt (ve lo ricordateeee?) dove mi vengono inviati i segnali dagli ufo. Parlo dei segnali che mi fanno riscoprire nelle piccole cose che io voglio ancora lui.

Così per tre giorni dalla mattina alla sera ho mandato l’energia del Maktub alle mie amiche.

“È un segnale!”
“Dovete cercare un segnale nella vita!”
“Maktub!”

“E. senti maaaa….” – mi dice C – “che significa Maktub?”

“Maktub. Tutto è scritto. Così è scritto. È una parola araba. Mai desistere dai propri sogni. Bisogna sempre seguire i segnali. Perché tutto è scritto.”

Mentre mi rivolgo a C. una serie di collegamenti mentali mi fa visualizzare il libro.

Penso all’ultima riga che ho letto. Il suo segnale.

E solo ora comprendo.

Con un battito di ciglia  chiudo mentalmente le pagine de “L’Alchimista”.
Sorrido.


— Modenese Rossa

Metafi(si)ca

Colonna sonora:

“Una donna per amico” — L. Battisti
“La regola dell’amico”883

Film consigliati:

“Una donna x amica” (2014)

Libri consigliati:

Amici di letto (Autrice: Gina L. Maxwell
Titolo originale: Seducing Cinderella)

Ribaltare tutte le proprie convinzioni emotive proponendo all’uomo per il quale provi un sentimento di elevata potenza una proposta sconcertante (per te e per lui): “e se ci mettessimo una pietra sopra e restassimo amici?”

“Ok. E pur sempre un ri-inizio. Bello e utile ma no. Non puoi chiedermi di non provare un’attrazione per te dopo quello che abbiamo passato. Ma ti rendi conto?!”.

Me ne rendo conto. Infatti un tempo gli avrei dato ragione, avrei sostenuto la tesi con tenacia incalzante, con tanto di prove inconfutabili secondo le quali “un uomo e una donna sessualmente attratti non possono essere amici”. Eminenti personalità come Battisti mi avrebbero aiutata. In “Una donna per amico” egli canta che “l’eccitazione é il sintomo d amore”. Avrei rubato a Veronesi le battute recitate sugli schermi di “una donna per amica”.

Ma no, ribalto tutto. Lo provoco. “Restiamo amici (razza di stregone maledetto aggiungerei e mi son tenuta) fino a quando non capisci cosa vuoi davvero da me e da questa relazione”.

Forza superuomo nietzschiano, dimmelo che sono una pazza e io e te ora si sta insieme per il resto della vita fino a quando non ci si annoia! Portami le prove che sto sbagliando tutto! Fammi ricredere! Voglio sbagliarmi con cognizione di causa!

Non mi basta la tua tesi che “avendo avuto una relazione così metafisica non si può restare amici”.

Metafisica un tubero! Abbiamo fatto all’ammmore e no che non possiamo restare amici! Salta giù dal tetto delle tue paure e convinzioni. Elimina brutalmente le tue zavorre emotive passate.

Questa volta voglio sbagliarmi e voglio farlo alla grande!

Non mi accontento più di studi psicologici effettuati sul campo. Non me ne importa un accipicchia dell’ultima scoperta americana che per la millesima volta ribadisce il concetto che “l’ommo lavoratore e cacciatore se desidera condividere con la regina della casa momenti erotico-bollenti oltre che confidenze allora non é più amico” (per la proprietà commutativa vale il principio opposto per la donna).

Portami via con te e facciamo cadere tutti i pregiudizi di trombamicizia, fidanzamenti asciutti e matrimoni sterili di gioia.

“La regola dell’amico non sbaglia mai”.

Vieni a far goal nella porta della mia vita. Tira il rigore più bello e fammi sbagliare.

Non più amici, ne trombamici, ne conoscenti.

Facciamo tutte le azioni metafisiche del caso, per tutta la vita.


— Modenese Rossa

Detto sfatto!

Ho pensato un gioco! Pensare a dei proverbi e sfatarne il significato! Ecco cosa ne è uscito dalla mia testolina.

“Chi cerca trova”
Non so a voi , ma a me capita di cercare e non trovare. Metto a soqquadro tutto dalla casa alla macchina, e non trovo quello che in quel momento voglio. Tiro fuori tutto dai cassetti e nulla, non c’è! Mi arrendo esasperata e poi miracolosamente quando non ci sto più pensando, riapro uno dei tanti cassetti che giorni prima ho rivoltato e voilà! Appare lì in bella vista e come per magia quello che cercavo!

“L’erba del vicino è sempre più verde”
Falsissimo! Perché invece non pensiamo che potremmo essere noi i vicini dall’erba più bella? Giusto per fare morire di invidia chi ci sta intorno.

“Aiuta i tuoi e gli altri se puoi”
Personalmente prima preferirei aiutare me stessa e poi se posso gli altri (se me lo chiedono).

“Can che abbaia non morde”
In questo mondo sempre in evoluzione anche i “can” si son evoluti e vi assicuro che iniziano a mordere!

“L’amico si vede nel momento del bisogno”
Avete mai pensato che potrebbe essere il contrario? Nel momento del bisogno è facile trovare chi ti consola e ti dice belle parole, ma è quando hai successo che si vede il vero amico! Certo! Lo riconosci perché è quello che gioisce con te, senza invidia, del tuo successo, senza aspettarsi nulla in cambio!

Per ultimo cito un proverbio che mi ha ricordato una mia amica!

“Se Maometto non va alla montagna è la montagna che va da Maometto”
Niente di più falso! La montagna resterà dov’è! Se davvero vogliamo qualcosa dobbiamo muovere le chiappe e andarcelo a prendere!

Ne potrei citare e sfatare altri di proverbi ma questi sono quelli che mi avevano colpito di più. E voi? Ci son proverbi che vi suonano bastian contrari? Perché non provate anche voi??

 

— Angel

Il giorno in cui tutte le cose tornano

C’è un giorno in cui tutte le cose tornano.

Non ha coordinate spaziali né temporali, tant’è che mi vien da pensare che non debba essere definito giorno in quanto tale ma attimo.

Allora rettifico.

C’è un attimo in cui tutte le cose tornano, s’incontrano e si scontrano e poi magari se ne vanno, o riprendono il loro cammino insieme.

Sono tutte quelle cose, persone, situazioni, momenti-movimenti che ci hanno accompagnato per un lungo e incisivo periodo di tempo e un giorno, ci lasciano, intraprendono un lungo viaggio verso direzioni opposte alle nostre.

Ricordo ancora quando passavo le serate con i miei amici da fidanzata ed erano costellate da cene e giochi di squadra, alternate a momenti di intimità e dolcezza con i rispettivi partner.

Ricordo ancora quando lui entrava in casa ed apriva l’anta del frigo per cercare i suoi yogurt preferiti che gli facevo puntualmente trovare sul secondo piano visibilmente accessibili.

Ricordo ancora quando ballavo su una pista in legno, a suon di stomp e shuffle. E cantavo a squarciagola note musicali che si davano appuntamento sul pentagramma e si lasciavano posandosi sui lobi dei miei amici.

Poi tutto questo un giorno se n’è andato.

E sono rimasta io, il cibo, gli yogurt, passi abbozzati e note stonate.

Non so come io abbia fatto ma ad un certo punto ho capito che tutto quello che era esistito fin’ora e se n’era andato lo aveva fatto perché oramai non era così indispensabile alla mia esistenza. E doveva insegnarmi qualcosa.

Ad oggi non ho ancora capito cosa anche se per sette lunghi mesi di crisi esistenziale ho cercato invano dei perché.

Però ho scoperto il come: ho scoperto che si può rinascere grazie alla forza di volontà e trovare delle strade alternative a quelle che avevo immaginato per il mio futuro.

Strade magari non asfaltate, con qualche macigno da spostare e qualche briciola di coraggio da lasciare lungo il terreno per ritrovare la strada su cui tornare.

Si ritornare.
Si ritorna.

Ci si abbraccia a tutte quelle cose che ci hanno lasciato. Si sfiorano, annusano, sentono e ci si lascia cullare dal ricordo di ciò che é stato.

Si resta sorpresi perché attraverso gli occhi, i profumi, gli odori e le canzoni che ci guardano con la stessa intensità con cui ci guardavano in passato, noi scorgiamo il riflesso di chi è cambiato.

E sorridiamo.
Sorpresi.

Inaspettatamente colpiti di quanto sia stato spettacolare intraprendere una deviazione rispetto alla comune statale super affollata della vita…

— Modenese Rossa

Stranezze italiane

Un giorno girando per le notizie sul web,Una notizia curiosa è capitata sotto i miei occhi che, increduli, continuavano a leggere l’articolo, mentre ripetevo tra me e me “l’Italia e gli italiani sono sempre una sorpresa”. E non è ironia la mia! Riusciamo a fare cose che negli altri paesi se le sognano.

E fanno bene a sognare soltanto!

Per farvi capire meglio vi racconto brevemente l’articolo.

C’è un clochard (quindi un senza tetto, ricordatevelo!) che ha il vizio di rubacchiare e che viene scoperto per l’ennesima volta e arrestato e portato davanti al giudice.

Fin qui tutto normale direte voi, peccato che la sentenza finisca con gli arresti domiciliari per il  barbone o clochard (fa più fine ma sempre senza dimora è!).

Non avendo il nostro dimora fissa (ma dai!?) come confinarlo in un suo inesistente domicilio?

L’originalità del nostro giudice è stata fantastica! Ha messo in moto il cervello ed ecco uscire un’idea ingegnosa!

Hanno fatto scegliere al malcapitato una panchina pubblica che avrebbe usata come fissa dimora per scontare la pena.

Si, si avete letto bene, una panchina pubblica, sapete quelle che si trovano nei giardinetti e hanno preteso che il ladro ci rimanesse a scontare la pena . D’altronde era agli arresti domiciliari! Incredibile!!

Ovviamente, quando per un controllo le forze dell’ordine sono andate a vedere, il nostro senza tetto, anzi no, da oggi domiciliato presso una panchina (gli chiederanno l’IMU?) non era lì. Arrestato nuovamente, per non aver rispettato la sentenza, viene messo in carcere. Pensate un pò la contentezza del clochard che si ritrova, dopo la panchina, ad avere vitto e alloggio gratis e caldo, data la stagione un vero colpo di fortuna!

Ma non finisce qui. Nella nuova sentenza, in appello, è stato deciso che il reato di aver abbandonato la panchina non sussista e così viene lasciato libero.

Sorrido nel pensare a questo episodio immaginando la faccia del barbone che magari rubava proprio per andare in prigione in questa stagione, ma soprattutto alle nostre leggi che (non c’è che dire) sono uguali per tutti. Anche per chi è senza dimora!

 

— Angel

Cos’è l’amore?

Che tema patetico potrebbe pensare qualcuno. Le donne, quelle romantiche, vedono dentro quella parola il tutto: il primo appuntamento, il primo bacio, gli abbracci, la sintonia, le uscite, la complicità, la ceretta last minute, le candele e i profumi. Tutto nel senso che riescono a intravedere dentro un bacio anche un matrimonio e magari dei figli. E pure le litigate con la suocera. E le scenate di gelosia per la ex. E pure per tutte le non-ex. Le donne romantiche hanno capacità immaginative stralunari. E tutto questo dentro un bacio.

L’uomo, ohibò, io non saprei. L’uomo si innamora quando é cotto, sicuro e fiducioso di avere accanto la donna seria che lo fa star sereno. Ma solo dopo avergli fatto girare gli zebedei. Già, Perché l’uomo, nonostante il corteggiamento e le propensioni affettive, vuole la donna preda, che scappa, corre, si nasconde e alla fine si fa prendere. Fa finta di fargli credere che si fa prendere. E così quando lui l’ha presa e lei, dopo una lunga maratona, gli concede un bacio puro, e casto, avviene il patatrac. A volte si innamorano, sí. A volte si spaventano e scappano. A volte si rotolano in parole senza senso e cascano esausti in lunghi abbracci. E lì, in quegli abbracci, si perdono e fondono nel nuovo senso di famigliarità.

Poi però l’amore é un altra cosa. Mica é la maratona dell’innamoramento.

L’amore è tenersi la mano correndo. Provateci: é difficilissimo.
In primis perché di due equilibri se ne deve fare uno. E poi se uno casca cade pure l’altro.
E ci si rialza. Insieme.

Io non so perché a San Valentino le vetrine si riempiono di cuori di carta. Ma so che se dovessi regalarti qualcosa, oh mia metà, ovunque tu sia, mi regalerei le scarpe più comode per non stancarmi mai di starti accanto nella lunga e faticosa corsa della vita.

 — Modenese Rossa

La befana ovvero “trick or treat”

L’Epifania tutte le feste porta via. A voi cosa ha portato via? La furbona (la Befana intendo) a me ha portato via una persona carissima e non metaforicamente parlando. No! No!

L’ ha fatto volare a migliaia di miglia di distanza da me , ma mica sopra ad una scopa (suvvia chi crede che le scope volano! Neanche più i bambini!), su un aereo! Per la precisione tre aerei, destinazione lontana, troppo lontana, che un volo non bastava

Ops! Notizia dell ultimo momento i voli sono quattro, uno l’ha perso ed è stato sostituito con due voli interni. Befana pasticciona! Alche mi sono chiesta: “ma è l’Epifania o il 1 di Aprile?” No, perché se è uno scherzo posso anche accettarlo, ma, sappi cara befana che non è di mio gradimento!

Hei! Non si usa più il buon vecchio caro carbone per punire chi non era stato troppo buono durante l’anno? La tecnologia ha preso il sopravvento sulla tradizione. Una volta la befana portava la calza con dentro i dolcetti per i bambini, oggi si porta via le calze e tutto quello che c’è dentro (svelato il mistero dei calzini spaiati?).
Io non sono più una bambina ma continuerò ad appendere la mia calza al caminetto (termosifone nel mio caso) sperando che la befana mi riporti il mio sogno.

 

— Angel

PS. Cara Befana se lo riporti prima non mi offendo, neanche se fai volare a me da lui!